Il palco del teatro Ariston Gianni Morandi lo conosce bene, “in tutte le sue forme”. Il festival di Sanremo, infatti, lo ha vinto, lo ha condotto e vi ha partecipato come ospite. Il 2022 lo vede tornare in gara con il brano Apri tutte le porte scritto da Jovanotti e prodotto da Mousse T che sarà anche direttore d’orchestra.
“È una canzone diversa – spiega il cantautore – Ha parole che si incrociano fra loro come è nella scrittura di Lorenzo e anche per questo motivo voglio esserne ben padrone… È un brano di speranza, con un arrangiamento curato da Mousse T che ha una bella carica e fa suonare tutta l’orchestra, non è la classica canzone di Sanremo. Sono felice di portare un pezzo così ritmato; spero che possa piacere alla gente e possa divertire”.
In che misura l’incidente che hai avuto ha accesso il desiderio di tornare al festival?
Certamente, l’incidente mi ha cambiato molto, più che altro sono riuscito a pensare che ne sono venuto fuori. Ho salvato la pelle ma davvero qualche secondo in più e sarebbe stata la fine. A posteriori posso dire che mi ha dato anche la forza di andare avanti. E, ripeto, vado a Sanremo con entusiasmo e sperando di trasmettere qualcosa. Non a caso le prime parole della canzone parlano di forza: voglio pensare che questo sia davvero un giorno nuovo.
E quanto, invece, è stato importante Jovanotti?
Tantissimo. Mentre L’allegria è un pezzo molto jovanottiano, questo l’ha scritto pensando a me con certe vocalità più adatte con riferimenti, forse, anche al me ragazzino. Ripensandoci oggi, senza questo incidente non sarebbe nato tutto quello che ne è venuto dopo, e forse l’idea di Sanremo non ci sarebbe stata. Mi ha dato anche lo spirito di riconciare da zero, con l’entusiasmo di un debuttante. E sono felice di portare un pezzo così ritmato, di brani tradizionali ne ho cantati tanti.
Che cosa ti lega a Jovanotti, oltre la musica?
Abbiamo molte cose in comune, a partire dall’amore per lo sport. Lui si fa cinquanta, anche ottanta chilometri in bici tutte le mattine mentre io magari vado a farmi una corsa. Poi abbiamo in comune la voglia di sperimentare sempre cose nuove, il fatto di cercare di vedere sempre il lato positivo delle cose, l’amore per la musica e per il rischio. È anche carattere proprio, il fatto di trovare, nella difficoltà, la strade per venirne fuori.
In gara ti ‘scontri’ anche con tuo nipote Paolo Antonacci, autore del brano di Tananai: come ti fa sentire?
È vero! Mi fa effetto pensare di essere in gara contro un pezzo scritto da mio nipote! È molto bravo e mi ha sempre parlato bene di Tananai. Vorrà dire che ci ritroveremo a Sanremo.