È in radio e digitale il secondo singolo in italiano di Jack Jaselli, Nonostante tutto, prodotto da Max Casacci. Nato a 76 mani con le detenute della Giudecca a Venezia, il brano è raccontato attraverso un documentario in onda mercoledì 21 marzo alle 23:10 su Real Time (canale 31).
Invitato dall’associazione Closer, il cantautore ha incontrato le detenute del carcere femminile e ne ha raccolto paure, sbagli, sentimenti, sogni. In una parola: storie. E le donne della Giudecca hanno partecipato attivamente alla scrittura, scegliendo una parola legata al tema condiviso della libertà su Jack ha sviluppato il testo.
«Accade a volte che un luogo e le persone che lo vivono cantino una melodia impercettibile e raccontino una storia silenziosa, aspettando che qualcuno si metta in ascolto e la catturi. Mi sono accorto – dice Jack – che c’era una canzone potentissima tra le mura fredde del carcere della Giudecca, una canzone che voleva essere libera, nonostante tutto.‘
Il testo oltre è custodito presso il Museo dei Diari di Pieve Santo Stefano, casualmente scoperto da Jaselli in un viaggio a piedi nel centro Italia.
Nonostante tutto: testo
Bisogna usare la filosofia e la sopportazione
Metter l’infinito dentro una canzone
e volare via di qua
Bisogna respirare la speranza in mezzo alla tempesta
come il profumo di un giorno di festa
che ricordi solo a metà
E non mi importa chi mi ha condannato
se il giudice, la sfiga o un destino sbagliato
voglio sapere che mi hai perdonato
ulrarti in faccia che tutto è cambiato
Lascia la porta aperta
dammi le ali che hanno messo via
la libertà non ha geografia
la libertà, qualunque cosa sia
Lascia la porta aperta
e tira fuori i sogni dal cassetto
che presto o tardi io torno da te
e ora so che un altro modo c’è
Si può provare ad essere felici anche per sottrazione
saper prendere a calci la disperazione
per resistere qua
Si impara in fretta che le spine fanno parte delle rose
esser leali al Dio delle piccole cose
spostare la tristezza un po’ più in là
E non mi importa chi mi ha condannato
se il giudice, la sfiga o un destino che ho amato
voglio sapere che mi hai perdonato
ulrarti in faccia che tutto è cambiato
[coro]
Un viaggio, un figlio, una cena al ristorante,
la noia calda di una giornata come tante
il sesso, un odore portato dal vento
la libertà d’espressione, il senso del tempo
una lettera, un segno, il cielo che tuona
addormentarsi senza il campanello che suona
le gambe che corrono, il cuore che respira
e nonostante tutto, il mondo che gira
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